sabato 20 aprile 2024

Intrappolati nella più fonda allucinazione frattale

  

Trovandoci al margine estremo di tempi così tanto avariati ed ossessivamente ingegnerizzati, immersi come siamo in questo dominio di arida e spietata artificialità, una sola ed Ultima Intuizione di Salvezza è davvero fondamentale.

Niente altro ha valore se non questa nostra privata e sommessa, non già sottomessa, essenzialissima Determinazione dell’Oltre; riconoscendoci come Coscienze Consapevoli della condizione di sogno a occhi aperti in cui siamo fatalmente immerse


Nel periodo in cui tutti siamo saturi di nanobot che rilasciano tossine e raccolgono energia dal corpo per essere trasformati in batterie digitalizzate che alimentano la prigione dell’intelligenza artificiale = Realtà Aumentata, è fondamentale dichiararsi come estranei: è la volontà di riscatto spirituale, congiunta al fermo proposito di preservare il proprio Limen interiore, sia esso psichico che fisico.

 

Poiché oggi ogni cosa dimostra di distogliere la coscienza dalla dovuta attenzione ad una simile preparazione psico-fisica, senza la quale l’esistenza stessa perde di ogni scopo e autentico significato, niente altro ci qualifica come autenticamente desti in noi stessi se non la costante vigilanza interiore del proprio Limen

 

 


Pertanto, volendo chiarire ulteriormente:

 

l’idea che noi saremmo i creatori di questa Stupefacente e Straziante Trappola Percettiva non può trovare la benché minima approvazione nel cuore di ogni consapevole Prigioniero Cangiante del proprio tempo.


L’idea che ci vuole come gli immemori ideatori di questo Assurdo Labirinto Energivoro, di questa Infinita Trappola Frattale chiamata Cosmo, è pienamente riferibile ad una perversione ideativa che va categoricamente respinta senza sé e senza ma.

 

La convinzione che noi possiamo essere gli smemorati artefici dell’inganno archetipico in cui siamo presentemente intrappolati assolve alla funzione di una subdola pacificazione interiore, che (volendo ben considerare) estingue in noi ogni autentica determinazione di riscatto ontologico.


L’informazione che noi siamo i creatori del tutto proviene da una antichissima concezione propria alla religione induista, anch’essa amalgama la Sapiente Menzogna all’Assurdo Veritiero e, come ogni religione, è sommamente ingannevole. 

Tale indicazione nel mito è data all’uomo dai Naga (entità serpentiformi) per sedare nell’uomo la sua "ultima inquietudine".

 

In età contemporanea, la convinzione che intende essere l’uomo come l’unico ancestrale creatore del tutto perché, dopotutto, dovevamo fare esperienza del nostro violento e disperante smarrimento cosmico, (una concezione questa che è davvero insana) fu ripresa con successo dal gesuita Pierre Teilhard de Chardin (il vero padre del movimento New Age).

 

Ognuno che comprenda autenticamente non può che dichiararsi come fondamentalmente estraneo a questo essenziale gioco al massacro chiamato vita.







Progetto Divino Detentivo e Falsa Liberazione.  



Perfetta simmetria della GABBIA ARCONTICA 

 

Ribadisco: 

Come coscienza “io” non sono il mio io ordinario”, ma ugualmente cerco di disciplinare al meglio che posso questa mia fragile apparenza.

 

“io” mi riconosco come un fondamentale auto-inganno, (tanto più ingannato se dovessi convincermi di essere il segreto creatore dell’allucinazione frattale chiamata Cosmo) soprattutto, io non sono e ribadisco di rifiutare categoricamente l’idea di riconoscermi come un possibile creatore dell’armoniosa costante universale, regolata da una inesorabile euritmia dalla quale, invece, mi riconosco come fondamentalmente Estraneo.  



Effige simbolica dell’Universo Demiurgico Cabalistico = multidimensionale Labirinto Frattale



Siamo coscienze intrappolate dentro un’illusione percettiva multidimensionale, in cui dovremmo cercare di mantenere salda quanto più sia possibile la nostra Assurda Presenza/Consapevolezza. 

Solo in ciò consisterebbe la chiave di volta dell’esistenza: nel valorizzare la Traccia Sensibile e Tragicamente Illusoria della nostra consapevolezza.


Nella sovrana illusione energivora che è il cosmo, che è difforme radianza energetica ordinata da un implacabile assetto frattale, possiamo percepire la sussistenza di una vera e propria Quintessenza Etica (Principio di Inviolabilità).


La nostra tragica anomalia esistenziale è rischiarata da una determinata ispirazione necessaria a realizzare la comprensione di sé: irata favilla poetica - sovramorevole intendimento





In tal senso la simbologia che è propria dell’Alchimia è da intendere unicamente come la Scienza Sacrificale dell’io ordinario.


Non si tratta affatto di evolvere ma solo di DISSOLVERE sé stessi, interiorizzando una determinata Disciplina Sensitiva connessa all’inesplicabile e veridica Intuizione dell’Oltre; orientandoci mediante una vigilanza continua del proprio Bolo Emotivo


Tale disciplina è antecedente ad ogni altra possibile fede, ed è tanto insensato ignorarla così come sentirsi ardere di orgoglio nel rievocarne la potenza ideatrice.

 

Un determinato rigore centrato sulla poetica incoerenza anticipa il dissolvimento di ogni altra illusione che non riguardi la propria facoltà determinativa e, pertanto, ciò riguarda gli esiti di una specifica azione interiore orientata ad una risoluta volontà di liberazione dal proprio sé individuato nel cosiddetto io ordinario astrologicamente determinato.


In tal senso, la nostra presenza dovrà essere Assurdamente Cosciente ed assieme il più limpida possibile, riconoscendo nel nostro io ordinario il Tetro Carceriere del Prigioniero Paradossale incognito in noi profondamente recluso (Prigioniero Cangiante).


              

 

In questa Illusione Implacabile consacriamo noi stessi ad una Radiosa Insignificanza, dichiarandoci come Ingeniti e Sovranamente Vuoti di ogni vana speranza, consapevoli di essere assurdamente presenti nel compattato miraggio del Qui e Ora.


In ogni Istante è aperto un Portale: in un solo attimo, potrà essere tutt’altro da ciò che adesso appare – oltre l’istante c’è solo l’ignoto ed è fondamentale potervi accedere con una determinata convinzione, risolutamente vuoti della propria ombra, oltremodo gravata dalla paura, dalla rassegnazione, così come da esaltazioni facili o dalla stessa speranza.

 

Non vi sarebbero altri Appelli Vitali intesi come gli ultimi preavvertimenti aleggianti sul fluire degli eventi, che trascinano ogni cosa verso l’inesplicabile salto-varco interno all’istante cangiante: vero e proprio nucleo abissale interno ad ogni attimo nella mutevole sorte di ognuno.


Fin da ora è fondamentale poter ideare quale mistero qualifichi la nostra instabile presenza alla vita.


In essa è prioritario individuare il Varco Interiore, la mistica fenditura attraverso cui possono ancora fluire gli ultimi raggi dell’invisibile luce sovrasplendente,

essa non è sola Grazia, ma Grazia che riveste e rivela la più salda consapevolezza di sostegno alla Risolutezza Interiore,

nostra ultima possibile intuizione (da cui è bene escludere ogni possibile mediazione angelica o interferenza sovrasensibile).


Tale preminente intuizione è infinitamente superiore ad ogni limitata congettura mentale inerente la nostra fugacissima apparenza.

L’intuizione (suprema azione interiore) è come se arrivasse ad avvolgere l’animo di una “compattezza cangiante” (tale è la percezione spirituale di sé).

 

Concludendo: 

mi riconosco come Assurdamente Estraneo al Vuoto sub-atomico su cui è sospesa la mia conformazione necessitante, dunque, mi dichiaro come Straniero a me stesso, sebbene partecipi vivamente del nostro umanissimo, abissale, dramma cosmico.