martedì 2 aprile 2024

Annotazioni sulla contraffazione del mistero sacrificale

  


Un abisso chiama l’abisso 

al fragore delle tue cascate; 

tutti i tuoi flutti e le tue onde 

sopra di me sono passati. 

(Salmo 42)


Nell’innologia naassena Domedon < Doxomedon è il Signore della Casa emblematica, Signore della Gloria = Piena Consapevolezza Agente, intesa come il massimo Eone pervadente la totalità universale, in un certo senso è luce invisibile interna alla luce stessa.

 

Ne consegue che la Volontà nell’uomo è prescienza dell’inusitato splendore da cui siamo decaduti, rivestendo la finzione / funzione, prodigiosa ed ostinata. dell’IO SONO.

 

L’intuizione di sé si manifesta in Adamo rettificandone la deficienza terrena.


Adamo intuisce la luminosità preesistente, che rivela la Provvisorietà della sua Stabilità straordinariamente rinsaldata dalla cognizione di riconoscersi come creatura emblematica e anche come ultimo padre della STIRPE CHE NON VACILLA.


Così nel Vangelo degli Egiziani il figlio di Adamas è Seth, che a sua volta diviene il “padre della stirpe che non vacilla ed è  incorruttibile”, cioè la stirpe degli gnostici; di coloro che riconobbero il Cristo non già come il Figlio di Dio che ha creato questo universo, ma come Colui proveniente dal Silenzio.


Dovremmo ritenere che alcune coscienze appartenenti alla Stirpe che non vacilla ancora sarebbero presenti nell’attuale declino dei tempi, contrapponendosi idealmente (sebbene in numero assai inferiore) alla maggioranza del genere umano inesorabilmente decaduto, ed è tale poiché generato in seguito alla sopraffazione aggiuntiva voluta dagli arconti e dagli angeli sulla Eva terrestre; da cui nacquero i cosiddetti Figli dell’Oblio, ovvero, prima Abele (sacrificatore di animali) poi tutti gli altri, arrivando all’umanità presente...che fra tutte è quella peggiore.





I riflessi sensibili della Coscienza Ridestata appartenente alla Stirpe che non vacilla sono individuati nella MEMORIA e nell’AMORE(Amore per la propriamente Felice, commistione Cupo-Splendente anelante alla Verità di Salvezza) nella FORZA (Forza interiore per sostenerne la Pietrigna Consapevolezza) e nella GRAZIA (Primo fondamento della Forza Virile - la Vir = ispirazione sovralucente) attributi questi che poi, nei cosiddetti tempi ultimi, diverranno le quattro prerogative rivelative del Cristo a cui verranno sovrapposti i fatidici chiodi che stabiliscono l'inamovibilità della sopraggiunta contraffazione sacrificale (resurrezione traviata) disposta dal cattolicesimo: chi ha orecchie per intendere intenda.


La Liberazione coincide alla liberazione dall’ignoranza e l’ignoranza, in termini gnostici, è l’ignoranza di sé stessi, ignoranza del Sé ontologico che in noi giace come “germe sonnecchiante”.


Finché nell’individuo prevale l’ottundimento profondo egli agisce mediante il Falso io, inferiore Ombra/ego, su cui attecchisce la suggestione sacrificale della Passione in Croce la cui adorazione appaga l’infelice corpo emozionale penosamente smarrito dentro al labirinto/tempio del cosmo ed invocando la Pietà di Dio, perseverando nella fede nel Dio atroce e misericordioso, in realtà determina l’oblio di ogni determinazione spirituale...in tal senso l'amore lega ma non riscatta.



La funzione della Sua morte in croce stabilisce il principio di un'assialità cosmica in grado di connettere l'umano al divino ma ciò è una grave falsificazione.

Il dogma verte sulla mediazione sacrificale assolta dal Cristo, Figlio di Dio che incarna la fragilissima realtà umana che Egli redime una volta per tutte attraverso il proprio sacrificio cruento devoluto alle insondabili ragioni del Padre Celeste.

L'accettazione da parte del credente della concretizzazione materiale di un modello eterno per il quale l'inimitabile sacrificio del Cristo internamente al Tempio Cosmo definisce una volta per tutte quale sia la relazione tra l'uomo e Dio. 

Essotericamente dicono Egli ci riscatta, ma ciò vale come un fondo rilegamento alla Divinità Predatoria. La storia seguente alla vittoria epocale del cattolicesimo lo dimostra ma lo si vuole ignorare. 



            

La croce: sigillo su cui è infisso il dolore sacrificale.




 

In geometria piana la croce sintetizza il cubo (che è emblema di Saturno) le cui sei facce aperte sul piano, formano tale figurazione riferita all’impronta stessa del comando vibrazionale o esagono formato da sei triangoli equilateri inscrivibili nel cerchio. Cerchio connesso alla nozione stessa di mundus - Cosmo - Ciclo; che è implacabile replica frattale della nostra prodigiosa reclusione infinita, espressa in multipli di sei = Intelligenza Alveare Sigillo Sessagesimale.




CUBO - ESAGONO





Gli antichi esegeti del Nuovo Testamento confermarono il primitivo fondamento sacro pertinente al cruento rito sacrificale, (esso è il nucleo della grandiosa falsificazione devozionale).


Gli storici ordinatori dell’impianto dogmatico ebbero l’accortezza di mimetizzare il fondamento del sacrificio cruento nell’evento della Strage degli innocenti, (notoriamente voluta da Erode) poiché solo il più spietato vincolo sacrificale, pertinente al camaleontico culto dionisiaco-saturnino, preavverte e conferma la discesa del falso dio parassita (non importa quale rivestimento allegorico possa rivestire).

 


La narrazione neotestamentaria equipara la natura divina del Figlio a quella della prescelta vittima sacrificale che riscatta le colpe degli uomini (ma ciò è una tetra parodia esemplarmente condivisa da milioni di coscienze).


Nel culto cattolico il destino stabilito da Dio per suo Figlio, fin dalla sua nascita deve avvalorare il più spietato preavviso sacrificale, che nella finzione dottrinaria coincide con la Strage degli Innocenti.


Le vittime sacrificali perseguite da Erode sono descritte nei Vangeli come pure e miserevoli, specificate come immacolate e - ciò è fondamentale - sono preventivamente uccise per confermare il grandioso esordio epocale del dio ritornante (tutto ciò è riferibile ad una sola primitiva falsificazione dottrinaria che originerà lungo il corso della storia ogni ulteriore deviazione spirituale).


Da sempre, presso ogni culto, la Vittima Sacrificale, immancabilmente qualificata come Innocente, valida il cruento sacrificio cosmogonico definendo il perno rituale dell’abiezione devozionale riferibile ad una sola e camaleontica interferenza meta-dimensionale che attrae e divora ogni volontà/immaginazione chiamata a parteciparne. 

 

Il sacrificio cruento dimostra la Divina Potenza Parassitaria, in quanto è l’inesorabile debito di sangue a legittimare l’interazione misterica tra il divino e l’umano; 

è l’archetipo demiurgico che valida il grave travisamento mistico: proprio qui verte il nucleo primitivo della Grande Menzogna, che da millenni devia l’umanità.


In merito allo spargimento del sangue sacrificale, notiamo come Eraclito (frr.5 e 15) testimoni riprovazione verso i costumi religiosi più diffusi del suo tempo, mettendone in rilievo la sostanziale irrazionalità, di quanto sia insensato pensare di purificarsi dal sangue con altro sangue: tanto varrebbe come se per levarsi di dosso del fango ci si andasse a cacciare in una pozza di fango.


 

Nei Vangeli canonici la Strage degli innocenti rimarca il crudele vincolo stabilito dalla straordinaria interferenza sovrasensibile, che esige un preliminare spargimento di sangue innocente utile per statuire il fondamento sacrificale del vincolo devozionale, tenacemente ancorato nel fondo di un dolore abissale, (in particolar modo quello delle Madri) dolore a cui l’uomo rimane obbligato nei secoli dei secoli.


La cosiddetta Liberazione proposta in tale contesto dottrinario è falsa, poiché riconduce il credente all’Entità che ha preordinato tale simile strabiliante contraffazione sacrificale.


In ogni civiltà il vincolo stabilito dal rito cruento ha circoscritto l’orizzonte cognitivo dell’uomo, demarcandone il perimetro esistenziale con una preminente suggestione che coincide al distorto sostegno ideativo della cosiddetta verità ultima, (falsificazione epocale) su cui il cattolicesimo impianterà saldamente l’istituzione liturgica del sacrificio eucaristico.


Nel sacrificio eucaristico la celebrazione rievoca - mediante il rito della comunione - il sacro pasto cannibalesco in cui ogni fedele simbolicamente (dunque certamente) è chiamato a mangiare il corpo e bere il sangue del “Salvatore”.

 

È l’insieme vitalizzante dello spaventoso martirio (vincolo ancestrale di un antichissimo asservimento coscienziale velato di molteplici incantamenti) a reiterare nella storia una continua invocazione (essenzialmente distorta) del principio di amore.


Attraverso la potenza deviata di Amor è attuata la predazione immateriale dell’uomo; la cui precaria permanenza terrena figura l’inconsapevole replica avatarica di un vuoto esistenziale a perdere: 

l’uomo è ombra di sé medesimo divenendo l’eidolon integralmente governato da anima, essa stessa è primissima ideazione demiurgica, in cui trova conferma la condizione di grave amnesia in cui versa lo Spirito.

  

Il Rito della Vittima Sacrificale, è bene ribadire, rinnova la straordinaria Interferenza Divino-Predatoria, che verte sulla legittimazione dello spargimento di sangue innocente, veicolo prediletto attraverso cui fluisce la brama originaria (mai appagata) che è propria del mutevole dio manipolatore/divoratore energetico; qualunque possa esserne l’aspetto o il nome.







Il tema fondamentale del nostro Ciclo è quello delle coscienze fatalmente decadute e sottoposte al regime disordinato ed ingiusto delle Potenze inferiori e tra esse è annoverato lo stesso Demiurgo, il creatore di questo universo energivoro, che da sempre dominano segretamente la presente dimensione; la cui verità ultima è accesa dalla Rivelazione del Salvatore.

 

Il simbolo gnostico del grido (il paradigmatico ultimo avviso che nel Vangelo di Tommaso diviene il Canto della Perla) è l’eco sovrasensibile proveniente dalle Regioni Superiori per risvegliare nell’uomo fatalmente immerso nel sonno e nell’ebbrezza della condizione materiale in cui si ritrova confinato per effetto di un incantesimo rovinoso perennemente agente.


La Coscienza di Sé equivale alla piena e matura consapevolezza del Mistero/Pienezza Preesistente.

Innanzitutto è coscienza della propria condizione dormiente. 

Non già Risvegliarsi, ma il divenire consapevoli di stare sognando è fondamentale.

 

Ciò deve essere sempre chiaramente ribadito:

un semplice appello di risveglio proveniente dall’esterno, per quanto drammatico possa essere, non è sufficiente per ridestare le coscienze dall’ottundimento sensoriale indotto dallo smarrimento mondano.

Le nostre coscienze non soltanto devono essere risvegliate ed esortate ad agire in sé stesse per sottrarsi all’Illusione Concreta del “mondo” ma è fondamentale che acquisiscano una determinata consapevolezza già in questa vita.


Al momento del trapasso le Coscienze, metaforicamente rivestite della Veste Splendente Corazza di Luce, dovranno sottrarsi dall'ultimo inganno costituito dall'attrattiva esercitata dal Tunnel Abbacinante (Falsa Luce).

L'animo dovrà essere in grado aprire una breccia nel “muro  ferrigno” del firmamento, che separa l'interno dall'esterno: l'insieme delle concentriche Bolle Energivore di densità progressiva: dall'astrale al terreno è un solo e composito Labirinto Arcontico.

 

In tal senso, il Simbolo Cristo è rivelato come ultimo Appello Segreto rivolto ad ogni coscienza risoluta. 

Tale rivelazione è stata orribilmente profanata a partire dal Concilio di Nicea, mediante l'avvenuta sistemazione dottrinaria della grande contraffazione chiamata Cattolicesimo: vera e propria eresia del cristianesimo originario affermatasi nei tempi a mezzo Manu Militari.



 

Nell’esegesi gnostica la figura del Redentore giunge ad invertire lo scorrere stesso del fiume Giordano, in quanto il flusso di quest’ultimo è orientato verso il basso, ovvero, simbolicamente il suo fluire impedisce alle anime di uscire dalla febbrile mescolanza della materialità terrena; impantanandole nella trappola della stringente e composita necessità.


Il Fiume conferma il Corpo di Corruzione, in cui la veritiera azione del Redentore sopraggiunge nell’ultimo segmento dell’Eone attuale per avverare la Potenza Rivelativa (Apocalisse) insita nella profonda anomalia della Coscienza Incarnata.

 

L'uomo nasce per contravvenire il vincolo naturale, perciò nello gnosticismo il Cristo imprime un moto ascensionale alla corrente del fiume, (Salmo di Ippolito) consentendo con ciò la risalita dell’animo dal trascinamento della corrente dell’indistinto divenire. 

 

A questo punto si tratta di rendersi autenticamente consapevoli della nostra origine, davvero consustanziale al principio trascendente assoluto e saldamente vuoto di ogni vincolo devozionale e sudditanza mistica.


Per questo motivo (per chiarire meglio) la pura conoscenza gnostica coincide necessariamente con un definito processo di reminiscenza, per la quale l’uomo ottiene la risalita alla dimensione trascendente non mediante le sue inferiori forze intellettive (deriva luciferina o rovinosa ambizione prometeica) ma, bensì, mediante una compiuta disciplina ascetica, in virtù della quale la coscienza rende sé medesima come il veridico baricentro emblematico dell’universo, riuscendovi attraverso una risoluta negazione della sua realtà illusoria, sottraendosi dalla fatidica attrattiva esercitata dal Nucleo Estatico del tremendum et fascinans; infine, ottenendo il ritorno nell’indefinibile Preesistenza Pleromatica

Homo faber fortunae suae.