lunedì 9 novembre 2020

Deposizione - olio su tela 90x80




QUADERNI SEVERIANI

Altro non saremmo, nostro malgrado, che una sorta di disperati sgorbi morali; dei malnati precipitati nell'illusione infinita, altrimenti definibile come trappola percettiva concentrica costituita dalla totalità del cosmo.

Chi comprende quale sia la situazione non ha altro da fare che avviarsi lungo la difficoltosa via della redenzione poetica. Arrancare penosamente ricolmo di amara gioia.

Tutti gli altri sgomitano meschinamente.

Siamo governati da leccaculi di leccaculi che a loro volta leccano il culo ad altri leccaculo e tutti sono sottomessi a dei puri spettri.

Un'infame piramide di aberrati autocrati "sodomiti" governa il pianeta e proprio ora stanno concependo apposite leggi per annichilire l'ultima spontaneità residua rimasta al tristissimo uomo contemporaneo.



Ondina - tempera grassa su tavola 35×50



                                (Deposizione - olio su tavola 23x23)


Queste le preminenti considerazioni:

 

Nostro malgrado, prevalentemente, saremmo una specie di sgorbi morali. 

Dei malnati precipitati dentro questa fonda illusione percettiva infinita, altrimenti definibile come trappola esoterica dell'anima. 

Una prigione multidimensionale dove più prendi coscienza e maggiormente avverti la sostanziale estraneità da questo mondo. 

La prova esistenziale consisterebbe nel tentare di rimanere centrati nel fondo del disadattamento integrale che uno sperimenta costantemente. 

Centrarsi in questa dimensione che di fatto non ci appartiene (il Cosmo) e in cui siamo stati attirati per effetto di un inganno ancestrale. 

Ci salva solo una difforme disciplina che è una sorta di amalgama emozionale composta essenzialmente di amarezza e gioia segreta. 

Costruire giorno dopo giorno la propria fine rimanendo vuoti di disperazione. 

Una via di nichilismo solare e non di nichilismo deteriore. 

La pratica ginnica costante costituisce il fattore fondamentale di questa ierognosi. 

(Parafrasando il pensiero del Sovrano Ordine Gnostico Martinista di cui riferisce Filippo Goti)

Perché praticare una determinata ginnica? 

Solo per intensificare la percezione di una potenzialità virtuale giacente in noi. 

Una determinata pratica ginnica costituisce la concreta possibilità dell'irruzione, a livello sensibile, di quanto normalmente giace nel fondo di noi stessi.

Un potenziale radiante che ordinariamente le persone lasciano in sé stesse in stato di ombroso abbandono.

Nessun luogo esterno potrà mai favorire tale percezione se precedentemente non è ridestata in sé una chiara volontà di riscatto, che dirige vigorosamente l'aspirazione verso la suprema condizione di Vuoto.

Vuoto è la condizione preesistente, il luogo dal quale siamo decaduti persuasi a rivestire il corpo terreno.

Ma chi vuole entrare nel campo di vita dell'origine, nel regno che non è di questo mondo, deve "tessere e rivestirsi di un novello abito di luce", che è l’abito d’oro delle nozze emblematiche menzionate in Matteo 22,1-14, dunque, allontanandosi quanto più gli consente la volontà dalle forze eteriche maggiormente gravi (basse attrattive) emesse da questo mondo, "assottigliando" a gradi la propria veste senza cuciture del corpo fisico. 

Occorre un percorso di disciplina integrale, atto a renderci recettivi delle frequenze eteriche maggiormente pure emanate dal "non-luogo" dell’origine preesistente.

Il lavoro ermetico consisterebbe “solo” in questo: 

realizzare l’illusione percettiva della durata terrena. Persuadersi che l’identità mortale è un puro abbaglio, un ripetuto decadimento stabilito nella composita trama del tempo. 

La sensazione del vigore stesso non deve consolidare l’identità fisica occasionale, ma, attraverso la condizione stessa di benessere e forza affinare l’intuizione di piani maggiormente puri del divenire, cui è preclusa l’entrata all’ego ordinario (avatar utile alla nostra predazione sottile). 

In questo l’esistenza terrena, per quanto insignificante possa apparire, è considerata come una prova suprema. 

Ridestandoci dal sonno ancestrale che quaggiù ci confina all’interno di un dinamismo ottenebrante, intuendo che l’inesplicabile che ci anima scaturisce da un dominio d’ineffabile splendore e levità preesistente, di cui la presente realtà - cosiddetta moderna - rappresenta la categorica negazione, costituendo l’insieme catalizzante di tutte quelle rovinose deviazioni di senso che nella storia determinano i preminenti motivi della più grave corrosione spirituale dell’uomo.