Maternità - olio su tela 30x20
ma non il sogno che resiste ancora dentro
il cuore segreto del poeta.
(Daniele Roncoroni: Frammento da le KALENDIPRIMAVERA Marzo 1960)
Ogni angoscia è “azione” orientata verso l’interno di sé stessi.
Sia essa dovuta ad un vincolo a noi esterno che da noi stessi autoimposto.
Solo nell’uomo la volontà di contrapporsi al destino assume un definito carattere tragico, tanto più l’intensità del volere ottiene ragione dei sentimenti contraddittori che variamente ne limitano l’azione.
L’abisso attira l’animo disorientato, incapace di preavvertire l’infinità all’interno della predestinazione mortale.
Tragico è l’uomo che in forza del suo volere (volere
fatalmente impotente) intende oltrepassare la propria finitudine.
Quanto più aumenta la forza determinante delle cose
esteriori, la loro pressione coercitiva, tanto più il baricentro della lotta
tragica si abbassa, ritirandosi all’interno dell’uomo;
spiritualizzandone infine il senso del combattimento immateriale.
Lotta interiore, rivolta non contro creature fatte di
carne e sangue ma: contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori
di questo mondo di tenebra, come recita il noto passo della Lettera
agli Efesini (6, 11-20).
La resistenza interiore di cui è capace l’animo – fino
ad un determinato limite di sopportazione concesso dal suo provvisorio
rivestimento materiale – diviene tanto più intensa e grandiosa quanto più tali
potenze riescono a reclutare ogni forza esterna in opposizione, perfino le
nostre stesse azioni, che attirate nel vortice del presente incubo innovativo
ci si ritorcono contro con aumentata potenza suggestiva, annichilendo ogni
ideazione ulteriore, aggravando la nostra drammatica insignificanza di fronte
al sopraggiungere di queste forze; le più cupe che mai prima d’ora abbiano
mosso un così fenomenale assalto all’animo: sicché, prima che noi svaniamo, la
lotta dovrà necessariamente sprigionare una peculiare forma di resistenza
capace della massima tensione spirituale.
<< Home page