mercoledì 12 agosto 2020

Autoritratto - notturno - olio su tela 18x23

Scendere agli Inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo – qui sta il difficile, qui la vera fatica.

(Virgilio, Eneide)

 

Gli inferi sono interni all’uomo. 

La discesa non è facoltativa, è una circostanza inevitabile.

In essi si trovano i sedimenti emotivo sentimentali di tutta la stirpe umana, risalenti ai cataclismi cosmici, alle remote profezie diluviali, alle rinascite mitiche di prodigiosi concepimenti che scaturirono dalle pietre generazioni di eroi e, ancora più indietro, agli incubi stessi fatti nelle cupe notti seguenti al peccato originale dall’ottenebrato Adamo, quando fu denudato del suo originario vestimento di luce.

In tali profondità occorre scendere per rinvenire la fatidica pietra, o lapidem manufacta.

Come fu scritto: Visita  Interiora  Terrae  Rectificando  Invenies  Occultum Lapidem. 

Discendi nelle tue profondità immaginali, correggendo strada facendo il  tuo  stesso lavoro. 

Infine troverai la Pietra dei filosofi, in grado di palesarti il Vero medicamento dell’essere. 

In tal senso, secoli prima, Pindaro ammoniva: Impara a diventare ciò che tu sei. Il che varrebbe, impara a svanire genialmente da te stesso, per divenire altro da ciò che palesa la tua maschera mortale.

 






Riconosco e affermo di essere animato da una forza geniale (suo residuo barlume affievolito) e per geniale intendo una volontà tirannica e disperante.

Gli autoritratti sono solo il pretesto per individuare e ottenere maggiore cognizione dello smarrimento che sopravanza l’esistenza cosciente della propria fine.