Autoritratto - notturno - olio su tela 18x23
Scendere
agli Inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i
gradini e tornare a vedere il cielo – qui sta il difficile, qui la vera fatica.
(Virgilio, Eneide)
Gli inferi sono interni all’uomo.
La discesa non è facoltativa, è una circostanza
inevitabile.
In essi si
trovano i sedimenti emotivo sentimentali di tutta la stirpe umana, risalenti ai
cataclismi cosmici, alle remote profezie diluviali, alle rinascite mitiche di prodigiosi
concepimenti che scaturirono dalle pietre generazioni di eroi e, ancora più
indietro, agli incubi stessi fatti nelle cupe notti seguenti al peccato originale dall’ottenebrato Adamo, quando fu denudato
del suo originario vestimento di luce.
In tali
profondità occorre scendere per rinvenire la fatidica pietra, o lapidem
manufacta.
Come fu scritto: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem.
Discendi nelle tue profondità immaginali, correggendo strada facendo il tuo stesso lavoro.
Infine troverai la Pietra dei filosofi, in grado di palesarti il Vero medicamento dell’essere.
In tal senso, secoli prima, Pindaro ammoniva: Impara a diventare ciò che tu sei. Il che varrebbe, impara a svanire genialmente da te stesso, per divenire altro da ciò che palesa la tua maschera mortale.
Gli autoritratti sono solo il pretesto per individuare
e ottenere maggiore cognizione dello smarrimento che sopravanza l’esistenza
cosciente della propria fine.
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