Figure
Il popolo non esiste più dal almeno sessant’anni e chi usa questa parola volendo alludere all’agglomerato umano contemporaneo che affolla le metropoli fa solo demagogia o non sa di cosa parla.
Oggi esiste la massa, che si pone agli
antipodi storici dell’idea di popolo, costituendone in un certo senso la negazione categorica.
Il popolo è espressione di vita
artigianale. La massa origina dalla dimensione del preconfezionato e del
sottovuoto industriale.
Coloro che hanno almeno settant’anni e le generazioni seguenti sono tutti figli della pop-ipnosi, chi non se ne avvede è perché ormai ha la coscienza completamente plastificata.
Nell’era hi-tech ogni coesione umana è dissolta.
Per questo motivo nel momento presente, volendo indicare con esso l’intero segmento epocale comprendente l’attuale Kali-yuga, la coscienza dell’uomo dimostra tanta complessa tragicità.
Tanto più la storia avanza e gli eventi incalzano, maggiormente evidenti si palesano le contraddizioni laceranti che caratterizzano la nostra manifestazione e ognuno che non intenderà abdicare al proprio essenziale mistero – che è Mistero Sacro (Sacro, dunque, Sublime quanto Terribile) – se ne renderà espressione puramente eroica.
Oggi
le Termopili sono solo interiori.
Come ebbero a sottolineare i maggiori esegeti del pensiero tradizionale, fuori da questa funzione teofanica ed ermeneutica del Risveglio Interiore, dunque, rimanendo incapaci della fattuale rammemorazione di sé, privati della volontà e del senso d’intraprendere l’emblematica discesa interiore e conseguente determinazione all’inviolabilità del residuo Limes demarcante il confine tra umano e anti-umano, essendo spogliati del necessario supporto immaginale – Pura Determinazione – necessario ad attuare la nostra ideazione simbolica, (la cosiddetta controparte Angelica) – unica nostra garanzia per essere autenticamente coscienti - intesa essere come la corrispondenza ineffabile o riflesso sensibile nel piano trascendente della coscienza incarnata, dunque, CIO’ E’ IMPORTANTE :
rimanendo incapaci d’intuire la nostra
appartenenza ancestrale ad una dimensione invisibile sovrastante, di cui dobbiamo tornare ad
essere realmente degni di accedere; ogni altra possibile condizione o
imposizione o differente realtà per l’uomo, per quanto elaborato possa
rivelarsi il suo sviluppo, è destinata a instaurare un solo dominio di silenzio
e alienazione, costituendo l’anticamera stessa dell’inferno e tale è l’automazione
e tale sarà l'innovativa obbligazione sanitaria imposta mediante la nuova identità
digitale.
Non trovare o perdere il contatto con la propria interiorità divina, perderne il senso qui, in questa dimensione terrena, significa dunque smarrirsi nel deserto dell’incerto e dell’inconoscibile, significa confondersi in una dimensione avveniristica desolatamente vuota di ogni autentico principio elettivo.
Ippolito - olio su tela 13×18
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